Resident Evil Village, la paura è solo l’inizio

Il passato e il futuro si incontrano
2 min

25 anni di successi celebrati in grandissimo stile con Resident Evil Village. Capcom questa volta non ha badato a spese, confezionando 10 ore ad alto tasso di intensità emotiva. Ritroviamo, di nuovo, il buon vecchio Ethan Winters, sposato con Mia e padre della piccola Rose. Gli eventi di Biohazard sono ancora vivi nelle loro menti, e il passato ribussa alla porta. Ancora una volta si ritrova sperduto in mezzo al nulla, solo e disarmato. Questa volta, però, la partita sarà ancora più difficile. Non uno, ma ben 4 mini-boss lo separano dalla perfida Madre Miranda.

Nel mentre troviamo un gameplay che alterna momenti FPP e FPS. Il secondo è una novità per la saga, anche se qualcosina avevamo già visto nel corso del settimo capitolo. Il villaggio funge da crocevia delle residenze dei figli di Madre Miranda. Ogni volta che ne affrontiamo uno entriamo in una sorta di mondo ad-hoc, con ambientazioni e nemici sempre diversi. La costante, però, resta sempre il buon Ethan, che sfodera una forma smagliante.

Si resta rapiti dall’immensità del level design. A tratti si ha come la sensazione di essere in un open-map, visto che per trovare un caricamento si deve attendere il punto di morte. L’esperienza di gioco scorre liscia senza intoppi, giovando dei caricamenti ultra-veloci dei nuovi SSD. Graficamente nulla da eccepire, visti i 4K e i 60 fps. Il ray tracing, poi, è la giusta ciliegina sulla torta.

Se vi aspettate il solito Resident Evil, con molta probabilità, resterete sorpresi. In positivo o in negativo? Qui dipende molto da voi a dal vostro grado di “purismo”. Una cosa è certa: Village è un gioco di rottura con il passato. Traccia il percorso per una nuova forma della saga, un po’ più action e meno survival horror. È un grande test per capire se siamo pronti ad accettare il cambiamento. Lo siamo?!


© RIPRODUZIONE RISERVATA