Edwige Gwend in lacrime: «Mi hanno rubato un sogno»

La judoka azzurra battuta dalla numero uno al mondo fra le polemiche. Chiesta la prova tv per una mossa irregolare: tutto inutile. In lacrime per tre ore: «Mi sento derubata»
Edwige Gwend in lacrime: «Mi hanno rubato un sogno»© AP
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RIO DE JANEIRO - Quattro anni di sudore e sogni, e poi tutto in una frazione di secondo. Magari per la decisione di un giudice. È un pianto inconsolabile quello di Edwige Gwend, azzurra del judo. È scesa dal tatami di Rio con la convinzione di aver battuto la n.1 al mondo della sua categoria (63 kg), la slovena Tina Trstenjak, e di essersi aperta la strada verso il podio olimpico, e invece si è ritrovata sconfitta ai punti. "Lei ha fatto una mossa da squalifica, prima con lo stesso movimento avevano fermato una francese: e invece niente, gliel'hanno data vinta... È la n.1...". Di lì, è cominciato un pianto incontrollabile, durato oltre tre ore. "Ho fatto quattro anni di sacrifici per venire fin qui - il suo racconto ancora interrotto dai singhiozzi - ed è finita così: avrei preferito mille volte essere battuta per ippon", racconta all'Ansa parlando del colpo da ko che ogni campione del judo sogna per vincere: paradosso delle Olimpiadi, Edwige lo invoca per una sconfitta più giusta.

LACRIME OLIMPICHE - Da Rafaela Silva a Yulia Efimova, da Novak Djokovic a Majlinda Kelmendi, quelle di Rio 2016 sono le Olimpiadi delle lacrime: ci sono il pianto della judoka primo oro brasiliano che ricorda le sue favelas, e la vergogna del tennista serbo subito fuori. C'è la crisi della russa riammessa dopo lo stop doping e insultata mentre tocca l'argento. O l'orgoglio del primo oro del Kosovo. E poi infinite lacrime di sconfitta. Ma quelle della 26enne ragazza nata in Camerun e arrivata in Italia a cinque mesi, sono davvero un beffardo record del pianto, se non altro per la durata. "Avevo avuto la sfortuna di incrociare la più forte del mondo al secondo turno - racconta ancora Gwend, tra i singhiozzi - Ma sul tatami le ho tenuto testa fino all'ultimo: quando mi ha toccato le gambe, ho pensato 'è fatta, ho vinto con la n.1 al mondo'. E invece la squalifica non è arrivata. Da quando me lo hanno detto, non sono più riuscita a smettere di piangere...". "Non riuscivamo a farla uscire dallo spogliatoio, né a farla parlare con nessuno", raccontavano dalla Judo Arena i suoi tecnici, mentre la delegazione azzurra chiedeva inutilmente la prova tv: anche il responsabile internazionale dei giudici, il "Collina del judo", a posteriori ha ammesso il torto, dicono dal team italiano, ma oramai era tardi: il giudice aveva rivisto il video e mantenuto la decisione. 

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