Non è ben chiaro da dove derivi il nome “Carnevale”, l’unica cosa certa è che nell’antica Roma, proprio a febbraio, si celebravano riti le cui tracce sono visibili nel Carnevale attuale. Febbraio era il mese delle purificazioni e, come dice Ovidio, anche delle commemorazioni, entrambe strettamente legate alla fecondità. Erano proprio i festeggiamenti della fecondità a introdurre un elemento simbolo del Carnevale: il riso. La terra abbandona il letargo invernale per far posto alla ricchezza della primavera e il riso, metafora sia della fertilità delle nuove colture sia di quella degli uomini, è anche usato come arma contro la morte e il lutto. Ed è così che si spiega il legame con le prime festività.
Le feste di Carnevale, col tempo, hanno cambiato aspetto ma la componente riso è rimasta stabile, evolvendosi in divertimento esagerato e burle. Nel Medioevo, cibo e sregolatezza andavano a braccetto: grandi mangiate, danze in maschera e pazze usanze caratterizzavano le feste in cui regnava la sospensione delle leggi. Il Re del Carnevale si faceva bandiera della pazzia e trascinava le persone a essere folli, almeno una volta l’anno. Uomini vestiti da donne e viceversa, i poveri da ricchi, i ricchi da giullari. Ruoli sociali invertiti e morale che andava a farsi benedire. Cambia periodo storico e cambia il vestito del Carnevale. I balli sregolati lasciano il posto ai carri allegorici tipici del periodo rinascimentale, con i quali i signori mettevano in mostra il loro potere e prestigio: scene mitologiche, episodi della Bibbia, allegorie di vizi e di virtù, storie della Grecia e di Roma, segni astrologici, favole e leggende dei santi erano solo alcune delle tante sfarzose cartoline offerte al popolo dall’élite.
Ma veniamo al Carnevale a Roma. Come nasce? Quando? Si differenzia dalle feste nel resto della penisola? Per consuetudine si fissa l’inizio del Carnevale Romano nel Medioevo, una grande festa pubblica della durata di circa otto giorni che terminava la notte di Martedì Grasso, con l’avvento della Quaresima. Ma è durante il Rinascimento che il Carnevale Romano acquista la popolarità che per secoli lo ha contraddistinto. Da Piazza Navona a Piazza Venezia, fino a Via del Corso: ecco i teatri delle feste carnevalesche. Tra le attività più famose e richieste dai cittadini c’era sicuramente la Corsa dei Barberi, in cui i cavalli “berberi” (dalla particolare struttura fisica) venivano lasciati liberi lungo Via del Corso. Durante gli anni tale tradizione venne vietata e fu allora che le maschere e la Commedia dell’Arte presero il loro posto all’interno del Carnevale.
Le maschere sono certamente, nell’immaginario novecentesco, l’emblema di questa festa così folle. Ogni città ha i suoi costumi tipici e Roma non poteva essere da meno. Il rappresentante per eccellenza del folklore carnevalesco capitolino è Rugantino, intorno al quale sono state costruite commedie e spettacoli teatrali, diventato celebre per la sua storia d’amore con Rosetta che lo ha trasformato da brigante a eroe. Ancor oggi la Città Eterna è teatro di feste e sfilate lungo le vie del centro e nei quartieri popolari, così da mantenere sempre viva la colorata tradizione del Carnevale.