«Ci sarà musica, cultura, storia, danza, vita di altri tempi e di oggi che si mescolano in un unico spettacolo». Questo ci dice Elena Bonelli in merito al suo concorso “Dallo stornello al rap” in programma lunedì 17 ottobre al Teatro Olimpico. Un progetto che è uno dei risultati di “Roma nel Mondo”, un lavoro nato circa 15 anni fa che ha portato la paladina della canzone romana ad essere applaudita in 130 diversi paesi del mondo. La manifestazione è una grande opportunità per tutti i partecipanti e chi vincerà avrà l’onore di ricevere il premio da Antonello Venditti.
La canzone romana da sempre racconta Roma, la sua gente, i pregi, i difetti e la sua grande bellezza. Tutto questo che valore in un determinato periodo storico come il nostro caratterizzato dalla virtualità, dal web e dai social?
«Non crea assolutamente nessun problema. Quello che stiamo facendo è un rafforzativo di quanto gira sul web, di quanto il virtuale racconta. Questi ragazzi con le loro canzoni stanno creando un momento storico mai successo prima se non nell’Ottocento quando lo stornello era il racconto di ciò che succedeva in citta, in politica e tra il popolo. All’epoca la stampa, i media, i social erano proprio gli stornelli».
Quando e come è nato l’amore tra Elena e Roma e soprattutto con la canzone romana?
«Sono nata a Viale Angelico a due passi dal Cupolone e questo già dice molto. Il mio amore per Roma è iniziato quando avevo diciotto anni dopo il mio primo viaggio, in America. Più giro il mondo e più mi rendo conto di quanto Roma sia la città più bella e più disperante del mondo. Roma è come una gran bella donna, che ti fa perdere la testa, che però va in giro con le calze rotte, i vestiti sbrindellati, con le scarpe che barcollano. È una bellissima donna che non si prende cura di sé».
Lei è definita da tutti la paladina della canzone romana nel mondo. Si è esibita in 130 diversi paesi, cosa si pensa della canzone romana in giro per il mondo? Il suo pubblico è formato da “italiani” di prima o seconda generazione oppure principalmente da gente del posto?
«Benvenuti siano sempre gli italiani ma fondamentalmente il mio lavoro nel mondo è destinato agli stranieri. La mia è un’operazione di diffusione nel mondo della canzone romana come non è mai stata fatto. Storicamente, anche con i più grandi interpreti come Claudio Villa, Gabriella Ferri, non ha mai varcato in modo consistente la soglia della romanità come invece è stato per Napoli. Il pubblico risponde in modo straordinario, indiscutibilmente è una canzone che sta piacendo a tutti. Corea, Cina, Giappone, America, Europa, Africa ovunque è stata è piaciuta da morire. Non mi mandavano via più dai bis».
Qual è la canzone che più di tutte ti piace cantare?
«Le mantellate è in assoluto la mia preferita. Ce ne è anche un’altra che mi piace molto e si chiama La bella donna. È una canzone che ho scritto io, un po’ drammatica ma molto bella e soprattutto piace tanto al pubblico».
C’è un posto qui a Roma dove ti piacerebbe esibirti?
«Al Teatro dell’Opera dove tutto è iniziato. È lì che per la prima volta ho portato uno spettacolo di canzone romana e mi piacerebbe molto tornarci».
Il 17 ottobre torna la seconda edizione di “Dallo stornello al rap” al Teatro Olimpico di Roma. Sarà un Gran Galà della canzone romana e una anche serata dedicata anche alla città. Dove nasce l’idea di questo progetto e quali sono gli obiettivi che si prepone?
«L’idea nasce circa 15 anni fa. La canzone romana non veniva più cantata, non passava più in radio, era praticamente scomparsa. Allora con Sergio Bardotti abbiamo deciso di dare vita a questo magico spettacolo “Roma nel Mondo” che ha portato anni dopo anche alla nascita di “Dallo stornello al rap". Sto quindi diffondendo la canzone romana nei teatri di tutto il mondo e lo faccio con le orchestre del posto in modo tale da inseminare i loro musicisti di romanità. Con il progetto “Dallo Stornello al rap” l’obiettivo è quello di cercare di avvicinare la canzone ai giovani, missione che ho già intrapreso anche attraverso delle Lectio magistralis tenute in diversi atenei del mondo e che presto porterò anche nelle scuole».
Puoi raccontarci qualcosa della serata di lunedì?
«Ci sarà musica, cultura, storia, danza, vita di altri tempi e di oggi che si mescolano in un unico spettacolo. Il tutto sarà arricchito da una voce dell’altro secolo, Giorgio Onorato, il più antico stornellatore romano e da una giuria composta da maestri d’orchestra e autori della Rai, esperti di musica, registi e critici musicali. I tre vincitori saranno poi premiati da Antonello Venditti, non mi pare poco».
Questa manifestazione, ma più in generale la canzone romana, può aiutare a risvegliare nei giovani e non solo un senso d’appartenenza e amore verso una città che spesso finisce nel mirino della critica?
«Già il fatto stesso che ci si scriva una canzone è un grande atto d’amore. E in questo i ragazzi si fidano di me, sanno che io non faccio un concorso per intascarmi dei soldi, ne investo di miei. Sono stata fortunata, ho lavorato tanto e le mie poche risorse che ho le metto a disposizione della cultura. Voglio dare qualcosa alla mia città, è la cosa che mi interessa più di tutte».
Una volta archiviato il concorso in cosa sarai impegnata?
«Ho già in programma delle tournée in tutto il mondo ma ci saranno delle date anche qui in Italia. Prima dell’America sarò a Frosinone e Cosenza. E poi c’è un libro, “Dallo stornello al rap” per il quale sto cercando un editore serio».