
SASSUOLO - «Siamo la prima squadra di pochi e la seconda squadra di molti». La battuta è fulminante. Se, a pronunciarla, è Massimo Pecchini, punto di riferimento del Sassuolo e caposaldo del suo ufficio stampa, atterri morbido sul pianeta neroverde. Capisci subito molte cose di un fenomeno made in Italy che onora il nostro calcio, del quale è diventato un autentico modello e non solo perchè in 14 anni è passato dalla C2 all’Europa League. E pazienza, se, in Europa, è andata come è andata: «L’esperienza è stata fantastica a ogni livello: sportivo, organizzativo, societario. Non vediamo l’ora di riprovarci». Sorride, Giovanni Carnevali, amministratore delegato e direttore generale dell’Unione Sportiva, con Squinzi e Di Francesco l’artefice di una realtà che non ha nulla di miracoloso, ma tutto di concreto, efficiente, efficace, come usano da queste parti.
L’UOMO IN PIU’ - Oggi il Sassuolo occupa la sedicesima posizione in classifica dopo 23 giornate di campionato, conta 24 punti, 11 in più rispetto al Crotone terz’ultimo e veleggia con tranquillità verso la quarta salvezza consecutiva, nonostante abbia pagato un dazio pesantissimo agli infortuni nella prima parte della stagione. A cominciare da Berardi, l’uomo in più. Al di là di una stagione che comunque promette soddisfazioni, considerati i 48 punti a disposizione e una squadra in risalita, mentre in costante ascesa sono la società, l’organizzazione, lo sviluppo, il bilancio in regola, gli introiti garantiti dallo stadio di proprietà, il mix di uomini d’esperienza, di giovani e giovanissimi membri di un team che macina futuro.
I MURI - All’esterno della moderna sede operativa, primo piano del quartier generale Mapei, muri di piastrelle circondano lo sguardo. Il viavai dei camion è incessante: buon segno, dicono qui, la crisi è alle spalle nel centro di 40 mila abitanti in provincia di Modena, al confine con la provincia di Reggio nell’Emilia. Secondo una stima per difetto, si calcola che l’80% delle piastrelle italiane sia prodotto nel distretto ceramico di Sassuolo: circa tre quarti della produzione vengono esportati, con un fatturato complessivo di oltre 4 miliardi di euro.
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