Juve, Pirlo io lo confermerei

Juve, Pirlo io lo confermerei© Getty Images for Lega Serie A
Ivan Zazzaroni
4 min

Lo scrivo prima di Atalanta-Milan, Napoli-Verona e Bologna-Juve, ovvero a poche ore dall’assegnazione degli ultimi posti nobili che modificheranno sensibilmente bilanci stagionali e conti economici. Cosa scrivo? Che Pirlo lo confermerei con o senza Champions. Mi espongo, nonostante la sensazione che Agnelli abbia già deciso di interrompere il rapporto con lui sia forte: le informazioni in tal senso non mancano.

Non salgo sul carro del vincitore di due coppe: dopo le gestioni Allegri e Sarri non avrei affidato la squadra a un tecnico esordiente e in questi mesi non ho certamente risparmiato critiche ad Andrea, e poi i carri allegorici non fanno per me. Penso tuttavia che quando si decide di consegnare a un neopatentato la Juve - il paragone con la Ferrari attuale lo trovo appropriato, ma solo se il contesto tecnico è la Champions - si è consapevoli dei rischi che una scelta tanto ardita comporta.

Alcuni punti vanno chiariti: 1) Pirlo, che ha appena compiuto 42 anni, ha cominciato ad allenare nella stagione più complicata della storia del calcio; 2) gli è stato affidato un gruppo che pochi mesi prima era uscito agli ottavi di Champions; 3) la campagna acquisti, impostata su una punta centrale con precise caratteristiche (Dzeko), è stata necessariamente corretta (Suarez) e infine abbandonata con l’arrivo di Morata, centravanti che - come mi disse un giorno un espertone - «è un ottimo attaccante, ma a fine stagione non sei mai soddisfatto di lui». Dal mercato sono giunti inoltre McKennie, Chiesa e Kulusevski: quest’ultimo, oltre a una serie infinita di problemi, ha però dimezzato Paulo Dybala, uno dei valori più alti. Anche la sostituzione di Pjanic con Arthur (vai di plusvalenza) non ha prodotto miglioramenti sul piano dell’equilibrio tattico.

Pirlo ha commesso molti errori, soprattutto nei primi mesi: ha cercato di imporre le sue idee, ma il campo gli ha restituito risposte negative. Trentasette differenti formazioni in trentasette giornate non possono essere soltanto frutto di ripensamenti, dubbi, infortuni, positività ai tamponi, squalifiche, cali di forma. Nel preciso momento in cui si è reso conto dei limiti (inattesi) della squadra ha però abbandonato concetti personali e velleità, puntando all’essenziale. Ecco: bisogna capire, prima di proseguire, se la giravolta l’ha fatta lui o gliel’hanno imposta. Il suo inconsueto e fanciullesco sorriso - deamicisiano, visto che sapeva di cuore - suggerisce una scelta liberatoria, adesso ci penso io, siate d’accordo o no. C’è un ministro che piange ogni giorno sull’amaro destino dei giovani in questa orrenda stagione: vogliamo affidargli anche Pirlo? O non pensiamo, piuttosto, a quando Allodi portò alla Juve Picchi, appena rodato fra Varese e Livorno, che, pur con il poco tempo concessogli dal destino, rivoluzionò una Juve stanca e depressa? E Trapattoni? Non arrivò a Torino a 37 anni, nel ‘76, sfornato dalle giovanili del Milan, dando inizio a un decennio di trionfi? Con lui c’era Boniperti. Ma questa è un’altra storia. E comunque non era mica la balia.

Al prossimo Pirlo suggerisco comunque di liberare la panchina da attori urlanti e figuranti in cerca di luce e insomma di recuperare non solo fisicamente la centralità del ruolo.


© RIPRODUZIONE RISERVATA

Juve, i migliori video